Metamorfosi I II III

Le tre composizioni dal titolo Metamorfosi aprono il cd omonimo, edito nel giugno 2013 dall’etichetta veneta Caligola.

I brani sono eseguiti da un tipo di formazione (quartetto composto da: sax contralto, chitarra elettrica, contrabbasso e batteria) ricorrente in molto del jazz moderno e la distribuzione dei ruoli melodici e ritmici segue le logiche tradizionali; il sax esegue le melodie, la chitarra ha una funzione prevaletemente armonica etc.

Lì dove si è invece incentrata la mia ricerca è nel tentativo di sviluppare una forma compositiva lunga e articolata partendo da alcuni elementi semplici, minimali. Un’unica scala che subisce diverse “metamorfosi” di volta in volta ritmiche, melodiche, armoniche.

La tripartizione di questi brani dà vita a un’unica composizione dalla forma simile a quella di una sonata.

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L’unità e la coerenza del tutto sono determinate dal materiale di partenza di tutti e tre i movimenti, ossia la seguente scala: C, D#, E, F#, G, Ab, B, C

Questa scala eptatonica, tratta dal libro “Thesaurus of Scales and Melodic Patterns” di Nicolas Slonimsky è anche interpretabile come un insieme di sette classi di altezze 0, 3, 4, 6, 7, 8, 11 o meglio, secondo la tavola di Allen Forte, l’insieme 7-21 nella forma di 0, 1, 2, 4, 5, 8, 9 ovvero C, C#, D, F, Gb, A, Bb o, non trasposto, F#, G, Ab, B, C, D#, E. Considerare un insieme di note un insieme di classi di altezze è un utile strumento sia dal punto di vista compositivo che analitico; a questo proposito mi piacerebbe tornare più approfonditamente in un articolo successivo.

La presenza di due seconde aumentate rende questa scala particolarmente interessante sia se trattata per terze, come nel tema di Metamorfosi III, che per quarte come nella parte arpeggiata di chitarra che apre Metamorfosi I. La sua armonizzazione è inoltre il fondamento accordale di Metamorfosi II.

Il colore melodico di questa scala è particolarmente ricco; richiama sia un colore lidio, che un modo armonico e presenta una forte ambiguità tra maggiore e minore anche nello sviluppo dei suoi modi. Contiene inoltre la scala aumentata B, C, D#, E, G, Ab, C.

Questo insieme di note è quindi particolarmente interessante perchè consente la formazione di molti sottoinsiemi dalle qualità armoniche e melodiche varie e in qualche modo contrastanti tra loro.

L’unità ritmica dei tre movimenti è caratterizzata dal ritorno della figura in quintine di apertura di Metamorfosi I della chitarra, che ricompare nel contrappunto tra sassofono, chitarra e contrabbasso che chiude Metamorfosi II e nella prima parte tematica di Metamorfosi III. Questa ed altre figure ritmiche hanno preferibilmente un trattamento poliritmico, con cicli più o meno lunghi, dove a ogni strumento viene assegnata una figura ritmica diversa.

Un aspetto che mi sta particolarmente a cuore è quello della forma delle composizioni, in particolar modo per quel che concerne la struttura delle parti e il posizionamento e la tipologia dei momenti improvvisativi. In questo senso ho sviluppato soluzioni non strettamente legate alla forma canzone e alla ripetizione di una stessa struttura. Ho cercato piuttosto un processo lineare in cui anche la parte delle improvvisazioni fosse funzionale allo sviluppo dell’intera forma, preferendo che ad ogni solo corrispondesse una sezione diversa. Ad es. Metamorfosi I ha una struttura che potremmo riassumere in A-B-C e mentre il solo di sax si articola sulla parte A quello di chitarra si sviluppa sulla C, e la B ha una funzione di ponte o interludio tra i diversi soli o temi. Questa forma che mi piace definire “ad albero” permette di avere soli che creati su parti diverse si distinguono più nettamente gli uni dagli altri con una maggiore varietà complessiva e funzionalità strutturale.

 

 

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3 risposte a Metamorfosi I II III

  1. Antonio scrive:

    Ciao Nicola. Bell’articolo. Una piccola domanda. Sulla scala aumentata C D# E G G# B C, usi l’accordo di CMaj7(#5)?

  2. Enrico scrive:

    Articolo interessante!

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